Il macrotema del Librosolidale

Attraverso i nostri progetti, ogni anno esploriamo grandi temi sociali per capirne di più…

Il macrotema 2014

La diversità di genere.

Che cos’è il genere? Nel Dizionario di filosofia della Treccani si legge: il termine italiano genere introdotto (…) per designare i molti e complessi modi in cui le differenze tra i sessi acquistano significato e diventano fattori strutturali nell’organizzazione della vita sociale. Il genere ha così assunto il ruolo di categoria di analisi e interpretazione della conformazione esclusivamente sociale dei ruoli maschili e femminili, applicabile quindi a donne e uomini […].

Il concetto di genere si sviluppa in tre fasi: sesso biologico, identità di genere e ruolo. L’acquisizione dell’identità e della consapevolezza di genere è un processo lungo che inizia fin dalla nascita e continua per tutta la vita. A due-tre anni i bambini sono in grado di identificare le differenze di genere, a sei anni la consapevolezza di genere si cristallizza e si conserva a prescindere dalle circostanze o apparenze. A questa età, infatti, si ascoltano nei discorsi dei bambini differenziazioni nette come “i maschi sono più birichini, le femmine non dicono le parolacce ecc.” A questo processo contribuiscono la famiglia, la scuola, i coetanei, i mezzi di comunicazione.

Nasce così lo stereotipo di genere: aspettative consolidate su cosa si intenda per “femminile” e “maschile”, e su quali sono i ruoli che uomini e donne dovrebbero assumere all’interno di una società.

Lo stereotipo di genere finisce per definire in questo modo non solo ciò che le persone sono, ma determinano una funzione normativa nel preferire un certo tipo di comportamento rispetto a un altro nell’identificazione di genere. Per secoli il ruolo principale dell’identità femminile è stato nella sfera privata, casa, famiglia, procreazione, causando un’esclusione sociale e politica all’interno della comunità sociale. L’identità maschile è stata invece identificata con la sfera pubblica, lavoro, carriera e produttività in generale.

Oggigiorno la realtà è più complessa e variegata. Alcune società stanno lentamente adeguandosi ai nuovi ruoli: le donne sempre più prominenti nella sfera sociale e lavorativa, e gli uomini più “sensibilizzati” e “sensibili” nella sfera privata. La maggioranza delle società di tutto il mondo invece fatica a integrare i nuovi ruoli nel quotidiano, sfociando in situazioni tese e di violenza. Discostarsi da rigidi stereotipi significa di conseguenza andare incontro a reazioni violente nel tentativo di mantenere i ruoli rigidi e non flessibili. In tutti i casi, le violenze per discriminazione di genere esistono. In Italia non siamo esenti da casi simili. Secondo i dati Istat, in una ricerca pubblicata nel 2010, circa la metà delle donne in età 14-65 anni hanno subito nell’arco della loro vita ricatti sessuali sul lavoro o molestie.

Ma è nella sfera domestica che le violenze sono maggiori. Un rapporto EURES-ANSA denunciava già nel 2005 che in Italia un omicidio su quattro avveniva in famiglia, tra le mura domestiche, e il 70% delle vittime era donna.

In alcune parti del mondo, la categorizzazione di genere è ancora fortemente presente a livello pratico. Le donne non sono libere di scegliere che lavoro fare e non hanno la possibilità di studiare. Sono più di una quarantina i paesi, tra cui l’Ecuador, che hanno adottato una legislazione specifica per la violenza domestica, eppure sembra che tra il dire e il fare ci sia davvero troppo mare.

La comunità di Apahua ne è un esempio. Nonostante molti uomini siano emigrati verso le città in cerca di vita migliore, continuano a mantenere una posizione di potere sulla comunità nelle decisioni sociali e politiche, lasciando poco spazio all’organizzazione delle donne rimaste.

Scrivi per il Librosolidale 2014!

Scopri il tema del progetto 2014 e mandaci 
il tuo contributo editoriale entro il 31 ottobre.

Pin It on Pinterest