Duemilaquindici

(testo di Claudio Rocca; arrangiamento di Fabio Roveroni)

 

Julia con in testa il suo cappello
per difendere i pensieri che la portan via da sé
sente tra le voci del villaggio la paura del coraggio, 
ma lei dentro sa che c’è.
Tra il lavoro e il freddo di montagna, 
due gessetti e una lavagna per un po’ di libertà
dedicata a quella vita che ha nel grembo con la forza 
e con l’impegno che conosce solo lei.

Rit. 
Tutto cambia….e siamo ancora qua
a dover discutere di parità di genere.
Duemilaquindici giorni, anni, secoli
quanto tempo ancora passerà?

Zina scava buche nella sabbia
per portare alla famiglia molto fango e poca acqua
sotto i piedi ore ed ore nel deserto e la speranza 
per conforto di fuggire da laggiù.
“Bimba con quel libro nella mano 
non potrai andar lontano prima o poi ti pentirai
saper scrivere non ti fa più preziosa tu sei già 
promessa sposa perché lo diciamo noi!”.

Rit.
Tutto cambia….e siamo ancora qua
a dover discutere di parità di genere.
Duemilaquindici giorni, anni, secoli
quanto tempo ancora passerà?

Angela per strada ti vergogni
dietro occhiali scuri e grandi 
per nascondere quei segni
non si può finire all’ospedale perché lui 
trova normale che l’amore sia così.
Ostinatamente tiri avanti, 
tra promesse convincenti 
che alla fine cambierà ma
quanti son disposti ad aiutarti, 
nella quieta indifferenza 
di una casa di città?

Rit.
Tutto cambia….e siamo ancora qua
a dover discutere di parità di genere.
Duemilaquindici giorni, anni, secoli.

Tutto cambia….e siamo ancora qua
a dover discutere di parità di genere.
Duemilaquindici giorni, anni, secoli
quanto tempo ancora ci vorrà?

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